I muri che racchiudano e delimitano i “giardini di pietra” contribuiscono al gioco di colori grazie all’accostamento dei vari materiali, legati a loro volta dagli effetti luminosi dei riflessi delle acque e dalle variazioni di luce, che mai come a Venezia, risultano diverse ogni giorno.
Intrecci di fiori, tralci di vite e frutti si avvinghiano come serpenti intorno alle porte o alle arcate di palazzi e chiese.
Colonne di mille colori che si stagliano verso il cielo forti come alberi abbelliti da fiori e foglie che sembrano emanare rare essenze e, qua e là, animali fantastici che si rivelano o si nascondano tra le architetture della città.
Finestre che si trasformano in fiori di pietra dalle forme più esotiche o in impalpabili merletti.
Le facciate degli edifici che si alleggeriscono verso il cielo trasformandosi in merli, statue o camini.
Ecco che le pietre si trasformano in qualcosa d’incantato ed evanescente e che ci lasciano abbacinati dal loro splendore.
Queste righe sono state ispirate dal bellissimo libro “Le Pietre di Venezia” di Lionello Puppi
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